MILANO - Ha rifiutato, in nome delle sue convinzioni religiose, una trasfusione di sangue che forse avrebbe potuto salvarle la vita. La figlia ha invocato persino l'intervento della magistratura, per «obbligare» la madre a lasciarsi curare, ma la sua istanza è stata respinta per un vizio di forma. E così Annunziata Iannicelli, 68 anni, ligure, appartenente ai Testimoni di Geova, è morta dopo quasi due mesi di sofferenze all'ospedale Saint Charles di Bordighera.
IL RICOVERO - Annunziata Iannicelli era stata ricoverata il 24 febbraio scorso a Bordighera per problemi gastrointestinali. La donna soffriva di cuore: dopo un infarto, le erano stati impiantati una valvola mitrale meccanica, due bypass e un pacemaker. Dimessa, dopo qualche giorno era stata nuovamente ricoverata per il peggiorare delle sue condizioni. Il 4 marzo era stata colta da grave un attacco respiratorio: a quel punto i medici le hanno proposto una trasfusione di sangue ma la donna, sempre cosciente e presente a se stessa, ha detto di no. La figlia, Maria Tronti, ha deciso allora di rivolgersi alla magistratura, anche per legge nessuno può imporre una cura se il paziente è in grado di intendere e di volere. L'istanza è stata respinta per un vizio di forma della domanda con cui la donna chiedeva di ai giudici di far intervenire i sanitari dell'ospedale.
IL PRECETTO - I Testimoni di Geova vietano le trasfusioni di sangue rifacendosi a un passo del libro biblico del Levitico, e sostengono che accettare di proposito una trasfusione di sangue, anche per salvarsi la vita, costituisce una grave violazione dottrinale. Alcune Asl si sono adeguate introducendo la possibilità di scelta di trattamenti alternativi alla trasfusione di sangue da donatore, come il recupero intraoperatorio e l'emodiluizione. I correligionari della Iannicelli «sono andati a trovarla più volte in reparto», ha raccontato la figlia, «dicendole che non deve subire trasfusioni e che ci sono rimedi alternativi. Ognuno può credere in quello che vuole, ma in questo caso c'è di mezzo una vita, quella di mia madre». Ma l'appello disperato della figlia, riportato anche dai media, non è servito a nulla.
Redazione online
16 aprile 2011
Fonte: corriere.it